Alcuni basagliani di Trieste erano persone simpatiche e notevoli, e divenni loro amico. Ma alcuni di loro erano marxisti un po’ saccenti. In quegli anni post-un certo schematismo rivoluzionario era di rigore. A tutti era chiara comunque una cosa: la loro non era anti- psichiatria ! Altri psichiatri che conducevano altrove nel mondo una battaglia parallela di liberazione dai manicomi, tra cui essenziale Ronald D. Laing in Inghilterra sul piano pratico-teorico e Thomas S. Szasz negli Usa principalmente su piano teorico, mettevano profondamente in discussione i fondamenti stessi della psichiatria , che ci fosse una vera. Il concetto principale che si può affermare è che prima della Legge Basaglia i malati venivano segregati ed emarginati, oggi invece, la riforma della psichiatria ha, fortunatamente, ridato dignità e diritti alle persone, permettendo loro un’assistenza orientata all’integrazione nella società.
Questo pensiero magico è costantemente utilizzato dalla psichiatria d’apparato. Ad esempio i basagliani a Trieste non fanno altro che magnificare le loro prestazioni su tutti i media locali e nazionali. Non importa quante frottole raccontino, tanto nessuno bada ai numeri.
Cambiare la mentalità dei mass-media, opacamente asserviti al politically correct, di psichiatri e psicologi e di tutti coloro che ricavano benefici dalla deresponsabilizzazione delle strutture. Rivendicare il diritto alla cura da parte dei malati di mente, specie dei più gravi. Cipriano lo ammette, nel libro, così come durante la presentazione.
Ma c’è una felice espressione, ossimorica perché non è la linearità ad animare questa psichiatria , coniata da Franco Rotelli che evita che anche agli occhi degli stessi basagliani il basaglismo imploda: “Siamo dei disperati portatori di speranza, questo siamo”. Da qui parte il romanzo di Simona Vinci, “ La prima verità ” (Einaudi, pp. 39 € 20), uno dei più bei libri degli ultimi anni.
Opera di poesia e narrazione, lirica ed epica insieme, intreccia alcune delle terribili storie dei matti e dei politici dell’isola. Psichiatri basagliani sono andati a Leros. I “ basagliani ” sono i peggio, è meglio uno psichiatra fascio, almeno sai cosa hai davanti.
La psichiatria democratica è qualcosa per ripulirsi le coscienze di tutti gli A. DSM, luogo di soppressione. Devi essere incisivo, forte e determinato, altrimenti le tue ragioni cadono nella terapia intramuscolo. Questa situazione si è mantenuta fino all’avvio della lotta antistituzionale, allorché gli psichiatri basagliani , con la loro costante presenza nei reparti, hanno valorizzato al massimo grado gli infermieri “umani”, riconoscendo le loro qualità, formandoli e assegnando ad essi ruoli terapeutici. Come espressione dell’iper-talebanismo sono assai più rappresentativi i “ basagliani ”. Uso questa parola per descrivere una delle correnti più masochisticamente rumorose del M5S, quella composta – appunto – da gente che pare misteriosamente amnistiata dalla Legge Basaglia. La rilettura dei testi basagliani fatta del corso di filosofia teorica era motivata dalla constatazione che il pensiero e le parole di Basaglia erano già stati archiviati come pensieri di un tempo lontano, al punto che – ammette Rovatti – nella stessa Trieste la maggior parte degli studenti non ne sapevano nulla.
L’iniziale impostazione genericamente politica, con forti influenze marxiste, dei basagliani degli anni ’e ’si è trasformata nella fede dei basagliani di oggi (più ricchi che in passato di venature cielline) e ha condotto all’impossibilità di un confronto dialettico. La conclusione di Segatori è preoccupante: Per i basagliani la psichiatria è stata ed è la politica condotta con altri mezzi. E con qualche danno teorico e pratico: ricordiamo l’indulgenza di Basaglia, sulla base della sua visione di una psichiatria senza limiti, verso quel medico che volesse ubriacarsi col proprio paziente per esigenze terapeutiche.
Da un lato Basaglia diventa vittima della sua fama, dall’altro i media, giornali e tv, tendono a semplificare,intervistando gli psichiatri alla moda e catalogando tra i positivi quelli contro il manicomio e tra i negativi quelli a favore, facilitando lo sviluppo delle più diverse credenze come se la psichiatria delle medicine fosse. Ormai tutti gli psichiatri si autoproclamano “ basagliani ”, sopratutto quando si devono confrontare con noi, ma poi nei fatti, consolidano le consuete pratiche manicomiali, ancora oggi riscontrabili presso i vari servizi territoriali, ospedalieri e residenziali che la psichiatria è in grado di predisporre nei vari territori. La nuova legge cerca di omologare la psichiatria alla medicina, cioè il comportamento umano al corpo. Oggi, tra le fila dei sedicenti basagliani , diversi predicano bene e razzolano male, limitandosi a sostituire la contenzione fisica con quella chimica, mentre in Italia si fanno circa 10.
Infine, un’ultima chicca: in questi ultimi tempi, alcuni dei nostri illuminati psichiatri neo- basagliani stanno sperimentando una nuova forma di controllo, una sorta di TSO alla rovescia: cioè tolgono i farmaci che fanno star bene, mandando dopo qualche giorno l’incolpevole vittima a commettere gesti estremi. Dopo, non ci si è più voluto pensare: per i basagliani , la pericolosità del malato mentale è solo un antiquato pregiudizio della società oppressiva, essa stessa autentica matrice di ogni comportamento deviante. Tra omicidi e suicidi, i bei risultati di queste idiozie sono quantificati dal sito vittimedella180.
Dove sono gli intellettuali dopo trenta anni di genocidio? Alla corte dei pseudo psichiatri basagliani ? Sono e saranno colmati di riconoscimenti, di premi. A dirlo a il fattoquotidiano.
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